
Cos’è la brand identity
Nel lavoro sulla propria strategia di marketing se si è agli inizi, l’impostazione dell’identità di brand è la prima cosa su cui viene suggerito di lavorare.
(altro…)Nel lavoro sulla propria strategia di marketing se si è agli inizi, l’impostazione dell’identità di brand è la prima cosa su cui viene suggerito di lavorare.
(altro…)Fare comunicazione significa, molto banalmente, parlare a qualcuno. Trasmettere un messaggio a qualcuno. Quindi comunicare è una cosa piuttosto semplice, naturale, ma per comunicare bene se si è un brand bisogna fare una cosa prima di tutto: capire con chi stai parlando.
(altro…)Ho parlato di branding nel post della settimana scorsa e di come fare marketing ti aiuti a definire la propria identità di brand.
Nella lista dei consigli che davo mettevo il branding al primo posto.
Perché? Perché lavorare sul proprio branding (o personal branding) è il primo passo da fare quando si decide di fare marketing e comunicazione online per bene.
Ci sono persone che sono portate per fare marketing.
Per loro sembra naturare promuoversi, lanciarsi, esporsi al mondo.
Ci sono altre persone che invece si fanno bloccare dalla paura, dalla timidezza.
Pensano che il marketing sia qualcosa che a loro non serve, credono che fare bene il loro lavoro basti ad innescare il passaparola (positivo) e ritengono che il marketing in qualche modo “sporchi” e snaturi la genuinità del loro lavoro.
La differenza tra coloro che si promuovono con tanta facilità e coloro che invece non lo fanno è una: i primi sanno cosa significa fare marketing, i secondi non sanno da che parte cominciare.
(altro…)Fare pubblicità sui social, in particolare Facebook, e mettere qualche soldino su dei contenuti da promuovere è sempre più comune.
In parte per abbattere le barriere degli algoritmi e in parte per arrivare più facilmente a quella fetta di pubblico che, per interessi e caratteristiche, sono il target ideale della nostra comunicazione online.
Ma come fare advertising? E come farla bene?
La risposta breve è che per fare pubblicità sui social, Facebook e Instagram, ti serve:
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Business Manager è lo strumento migliore per creare delle adv veramente efficaci.
Le adv (campagne pubblicitarie) vengono create con Gestione Inserzioni, una delle funzionalità che trovi dentro al Business Manager.
Aperto Gestione Inserzioni ci troveremo una schermata divisa in tre schede:
Questi tre gruppi sono i tre elementi che compongono le campagne di advertising.
La gerarchia degli elementi è questa.
Una campagna stabilisce l’obbiettivo che si vuole raggiungere con quell’azione pubblicitaria e contiene i Gruppi di inserzionisti (o Audience).
I Gruppi di inserzionisti (un nome che in realtà può trarre in inganno) raccoglie al suo interno la definizione del pubblico target della campagna e i posizionamenti, ovvero i posti nel quale l’inserzione verrà visualizzata.
L’inserzione è di fatto la vera e propria parte creativa. Può essere in diversi formati di contenuto visuale (video, immagine, carosello, slideshow e altri) e il testo associato al contenuto visuale. Contiene quasi sempre un pulsante con un invito all’azione (call to action) a seconda dell’obiettivo della campagna.
Di come essere sui social, di strategie e advertising sui vari social media parlo nella mia nuova rubrica SocialTips.
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All’inizio Business Manager può sembrare (e lo è) uno strumento complesso da usare.
Tuttavia è la strada giusta per investire in pubblicità sfruttando al massimo il potenziale delle inserzioni pubblicitarie.
Fare advertising con Business Manager ha molti più vantaggi che sfruttare il pulsante “Promuovi” o “Metti in evidenza”.
Perché? Ecco alcuni motivi:
E questi sono solo alcuni dei motivi per cui per fare advertising in modo veramente efficace devi usare il Business Manager.
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E come si fa a creare una campagna di advertising con il Business Manager?
Dei vari passaggi su come creare campagne pubblicitarie efficaci si sono scritti libri. Io a questo ho dedicato un’intera mail della mia rubrica di SocialTIPS, ma in breve ecco come si procede.
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Quindi, quali sono i consigli che lascio per migliorare e rendere più efficaci le proprie campagne adv sui social di Facebook e compagnia?
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Il social media manager è quello che cura la tua presenza online sui social media, quello che ti solleva dal peso di non sapere cosa pubblicare, quello che si occupa del Business Manager per te e ottimizza le tue campagne pubblicitarie per renderle il più efficaci possibile.
Il social media manager è il professionista che studia assieme a te una strategia di comunicazione e che, post dopo post, la realizza. È quello che ti mostra i dati della tua attività di comunicazione e te li spiega, te li traduce in modo che tu possa capirli e fare valutazioni e prendere decisioni.
Insomma è quello che “fa il lavoro sporco” per te, soprattutto se non ami stare sui social a spolliciare post o non ti senti in grado di raccontarti al meglio.
Te la faccio breve. Si occupa di:
Sono queste 5 le attività principali che svolge un social media manager.
Partendo da un’analisi approfondita del tuo brand e dei canali già attivi (se ci sono), stabilisce assieme quali sono gli obiettivi da perseguire con l’attività di comunicazione sui social (stabilendo anche quali social è meglio presidiare e quali è meglio abbandonare, se necessario). Fatto questo, stila una strategia e prepara un “piano di battaglia”. Quello che in gergo viene chiamato piano editoriale.
Nell’analisi (una fase spesso sottovalutata) si va a capire:
Il piano editoriale comprende i calendari di pubblicazione (PED) dei singoli canali e le attività di advertising che verranno fatte (con i relativi budget).
Stabilito il piano editoriale e decise tutte le date di pubblicazione, il social media manager si concentra nella creazione dei contenuti. Testo, foto o video nel formato più idoneo e programmazione (o pubblicazione diretta).
Per farlo si può avvalere di una serie di tools, come Creator Studio, Hootsuite, Later, Postpickr o altre app di programmazione e gestione dei canali social.
Di questi e di altri aspetti della gestione dei canali social parlo nella mia nuova rubrica, SocialTIPS. Iscriviti per iniziare a riceverla da subito.
Non solo, compito del social media manager è anche gestire commenti ed eventuali messaggi privati che possono arrivare alla pagina o al profilo.
La gestione dei commenti e delle richieste è un compito importante per curare la community della pagina.
L’attività di advertising comprende:
Gli sforzi dell’attività di comunicazione e della pubblicità vanno monitorati e i dati raccolti visionati e riportati per una successiva analisi dei risultati ottenuti.
Non solo, con i social media è possibile monitorare i dati in tempo reale anche durante una campagna di advertising.
Se la campagna sembra non ottenere i risultati sperati, il social media manager si occupa di effettuare azioni rafforzative o cambiamenti che possono variare e migliorare le performance della campagna in corso d’opera.
Quindi, un buon social media manager che competenze deve avere?
E siamo arrivati al tasto dolente: i costi.
Sì, perché affidarsi ad un professionista costa (sempre meno che affidarsi “al cugggino”, mi dicono).
Marco Panichi fa un riassunto nel suo articolo di quanto costa avere un social media manager, riprendendo i passaggi degli articoli di Dario Pagnoni, Enrica Crivello e Giancarlo Sali.
L’investimento per avere un social media manager che si occupi per te della tua comunicazione sui social media può variare dai €300 ai €800 al mese (anche di più in alcuni casi), con un costo orario che varia dai € 30 – €40 all’ora.
La variante è il progetto in sé e quindi non è possibile dare una tariffa univoca. É comunque indiscutibile che avere un professionista che si occupa della tua comunicazione è un investimento da considerare come tale.
Una cosa che ritrovo in linea con quasi tutti i miei colleghi comunque è il fattore tempo.
La comunicazione sui social media non è come la pianta di zecchini d’oro di Pinocchio. La comunicazione sui social è qualcosa da curare con costanza nel tempo, come una piantina. Deve passare del tempo prima che questa possa crescere e offrirci i suoi frutti.
Allo stesso modo i risultati nella comunicazione online, e nello specifico sui social media, richiede pazienza e cura.
Ecco perché i contratti per la gestione dei canali social sono normalmente almeno di 3 mesi, meglio se 6 mesi. La durata varia da progetto a progetto e da strategia a strategia.
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Insomma, come si sceglie il social media manager giusto?
I parametri che mi sento di consigliarti sono:
Detto questo penso di averti detto tutto ciò che ti può servire per valutare correttamente un buon social media manager a cui affidare la tua comunicazione online.
CONNECT è il mio servizio dedicato al social media management.
Se vuoi saperne di più di ciò che posso fare per te, visita quella pagina!
Se hai dubbi in generale legati alla tua comunicazione puoi prenotare un’ora di consulenza con me (su Skype o di persona se sei della zona di Vicenza) e risponderò alle tue domande.
Se invece vuoi saperne di più di come scegliere i canali social, di strategie, dei vantaggi e svantaggi dei vari social media e di come integrarli nella tua comunicazione in autonomia, di questo parlo nella mia nuova rubrica SocialTips.
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Quasi tutte le domande che mi vengono fatte riguardano il “come iniziare a farsi conoscere online” quando si è all’inizio.
A quasi tutte rispondo con almeno un’altra domanda: da chi?
Può sembrare banale, ma è da qui che si comincia a pensare a una strategia.
Perché, per farla estremamente breve, per iniziare a farti conoscere (online o offline) ti serve proprio questo: una strategia.
La si comincia a buttare giù proprio in questo modo, cioè parlando e ponendosi le domande giuste.
Nella fase iniziale è un po’ questo il mio compito, quello che svolgo durante le mie consulenze: fare le domande giuste ed essere d’aiuto per approfondire e delineare le risposte che vengono fuori.
Quando si è alle battute iniziali del proprio progetto online e si vuole fare sul serio la prima cosa da tenere a mente é che si deve investire in comunicazione, sui canali giusti e con i metodi giusti. E di solito questi comprendono anche investimenti in campagne di pubblicità.
Ma prima di fare tutto ciò suggerisco di fare un passo indietro e pensare al proprio cliente tipo delineandone il comportamento.
Solo in un secondo momento si può parlare di come farsi conoscere da loro.
Se ad esempio i tuoi clienti tipo sono anziani che non sanno navigare in internet che senso ha puntare sulla pubblicità online?
Quindi, quali sono le domande giuste da porsi prima di buttarsi a capofitto nel lavoro per farsi conoscere?
Per capire dove puntare per farti conoscere, domandati “Dov’è il mio pubblico?”. E prima ancora “Con chi voglio parlare?”.
Non puoi decidere praticamente niente riguardo alla tua comunicazione se non hai chiaro in mente con chi stai parlando.
Ne ho già parlato in altri post dell’importanza di parlare alle persone giuste.
Ma non basta.
Puoi sapere dove si trovano le persone con cui vuoi parlare, ma devi anche mettere in chiaro cosa vuoi promuovere e devi capire come trasmettere il messaggio in modo efficace.
Di cosa ha bisogno chi ti legge, che tu puoi offrire?
Quali sono le parole chiave, i “termini caldi”, che identificano il loro bisogno?
Strutturare bene il messaggio e presentarti al meglio è fondamentare. Sia con le parole che con la forma.
Come si dice spesso “Non c’è una seconda possibilità per fare una buona impressione”.
Si tratta di un momento cruciale, perché con un solo colpo d’occhio siamo in grado di comunicare molto di più di ciò che dicono delle semplici parole.
Lavorare bene sull’architettura dei contenuti, sulla forma, sui colori, sull’ordine e gli spazi quindi è parte integrante del messaggio che vuoi dare a chi ti conoscerà.
Decidere tutto questo non è secondario ed è parte integrante della tua strategia di comunicazione.
Con il CHI e il COSA ben chiari, si può iniziare a pensare al COME e DOVE farsi conoscere.
Prendiamo l’esempio di prima: se i miei clienti sono anziani e siamo dei fisioterapisti o degli operatori olistici come li raggiungo?
Quando ci si promuove online i meccanismi sono gli stessi.
Posso decidere di farmi pubblicità su Google o sui social media, ma prima di fare ciò abbiamo bisogno di farci le domande giuste.
Perciò prima di pensare a “Come farci conoscere” dobbiamo fare un bel ragionamento su “Da chi vogliamo farci conoscere” e poi partire a stabilire tutta la nostra strategia di comunicazione.
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Lavorare sulla propria comunicazione è importante,
al giorno d’oggi bisogna essere presenti online per farsi trovare e bisogna
pensare anche al marketing e curare il nostro brand online, bla bla bla.
Siamo tutti d’accordo.
Ma… quando arrivano i risultati?
Siamo tutti online per un motivo, uno soltanto. Del
resto non paghiamo le nostre bollette con i like i follower.
Siamo online e strutturiamo le nostre strategie marketing per vendere.
Pianifichiamo i nostri calendari editoriali per vendere. Scriviamo post e
articoli sul blog non per far vedere quanto siamo bravi o quanto ne sappiamo ma
perché vogliamo avvicinare il nostro cliente ideale, guadagnarci la sua fiducia
e convincerlo ad acquistare un nostro prodotto o servizio.
Sì o no?
Bene. Detto questo, c’è modo e modo di fare le cose.
Il bello è che siamo tutti diversi.
Anche se lavoriamo sulle stesse cose.
Siamo tutti diversi e quindi siamo liberi di trovare il nostro stile, la nostra voce, la nostra identità.
Siamo liberi di vendere il nostro modo di essere e lavorare oltre al nostro prodotto o servizio.
E va da sé che questo essere diversi ci costringe a pensare alle nostre strategie e a valutare i nostri risultati in modo soggettivo, senza confronti e senza paragoni.
Ogni viaggio è a sé e quindi ogni valutazione del lavoro svolto deve essere fatta guardando solo il nostro, con i paraocchi verso il mondo alzati quel po’ che basta a non farci venir la fregola e dire “Ma quello ha avuto risultati migliori dei miei” (perché non sappiamo che lavoro ha fatto in precedenza quell’altro a cui ci riferiamo, ma soprattutto perché non siamo quell’altro).
E che risultati vogliamo dal nostro lavoro sulla comunicazione?
Ma ovviamente vogliamo (vendite) contatti.
Nulla di più generale.
Il punto è che proprio perché ogni viaggio è a sé, anche ogni risultato ottenuto in quella specifica fase del nostro viaggio è a sé (se siamo all’inizio non possiamo aspettarci i risultati di chi è nel settore da anni!). Quindi è importante capire, in fase di stesura della strategia, che tipo di obiettivi possiamo raggiungere.
Conoscete il metodo
S.M.A.R.T., riferito agli obiettivi da darsi con la propria strategia?
Peter Drucker, ideatore del metodo S.M.A.R.T., dice che per stabilire se un
obiettivo è valido deve soddisfare 5 criteri.
Deve essere:
S – Specific, specifico
M – Measurable, misurabile
A – Achievable, raggiungibile
R – Realistic, realistico
T – Time based, temporizzabile
Quando stabiliamo i nostri obiettivi in questo modo abbiamo un metro su misura per misurare i nostri risultati, se abbiamo scelto gli obiettivi giusti.
Se abbiamo lavorato bene per definire che tipo di obiettivi vogliamo ottenere con quell’azione, non avremo problemi a capire che tipi di risultati ci potrà dare.
Quindi stabilire da subito gli obbiettivi giusti è fondamentale per poter interpretare correttamente i risultati che si ottengono. Stabilire gli obiettivi giusti infatti è uno dei punti fondamentali di una strategia di marketing e comunicazione (tra l’altro se ti serve una mano a stendere la tua ti posso dare una mano anche io; puoi dare un’occhiata qui o contattarmi via mail).
Se siamo all’inizio della nostra attività, stiamo lanciando il nostro nuovo sito web e stiamo facendo conoscere la nostra nuova pagina Facebook è chiaro che non ci possiamo aspettare di realizzare delle vendite vere e proprie fin da subito.
Certo dipenderà anche da che tipo di bene o servizio vendiamo, ma anche vendendo bigiotteria da € 3,00 sarà difficile ottenere delle vendite da subito.
Perché il tuo pubblico ancora non ti conosce, non ha maturato una fiducia in te.
In termini markettari, non è ancora caldo.
Insomma, quando iniziamo a lavorare sulla nostra comunicazione, soprattutto se prima di allora non l’abbiamo fatto o non l’abbiamo fatto per bene (stabilendo una strategia e i suoi obiettivi) dobbiamo essere coscienti che i risultati che otterremo vanno valutati in base al giusto contesto.
Che siano like, commenti, follower, messaggi privati, visualizzazioni al sito o alla landing page al quale vogliamo far arrivare il nostro pubblico, dobbiamo tenere a mente che i risultati sono soggettivi, che non possiamo paragonarli a nessun altro e che sono solo l’inizio di un viaggio unico e personale che richiederà tempo. E pazienza.
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo sui social grazie ai pulsanti che trovi qui sotto e fammi sapere se anche tu per valutare i tuoi obiettivi usi il metodo S.M.A.R.T.
Il blog è uno degli strumenti più importanti per la nostra comunicazione online. Ci aiuta a farci conoscere, a raccontare chi siamo e cosa sappiamo fare.
Si tratta di uno strumento di marketing a tutti gli effetti, quindi il lavoro che facciamo non è solo quello di scrivere un post, ma anche cercare di diffonderlo e farlo arrivare sotto gli occhi di tutti coloro che vogliamo lo leggano. E che magari grazie ad esso ci scoprano.
Non occorre essere un esperto SEO per riuscirci. Basta seguire dei semplici accorgimenti, partendo fin dall’architettura dei contenuti che andremo a scrivere.
Quando scriviamo un blog post partiamo da un’idea, da qualcosa che vogliamo raccontare o condividere. Sarà in linea con il nostro calendario editoriale (sul quale abbiamo già appuntato qual è il messaggio chiave da trasmettere) e rispetterà la nostra strategia di comunicazione.
Tuttavia dobbiamo stare attenti a non “perderci” durante la scrittura del post. Quindi teniamo bene a mente qual è l’argomento principale, “la pepita”, che vogliamo dare al nostro lettore per arricchirlo.
E teniamola bene a mente fin da subito, quando buttiamo giù la struttura dei post (come suddivideremo i vari paragrafi).
La pepita, molto facilmente, sarà anche la parola chiave che useremo anche per posizionare il nostro blog post con la SEO.
Ricorda per chi stai scrivendo.
Sì, stai condividendo un pensiero o un concetto che tu conosci, ma non stai parlando con te, stai parlando ad un pubblico di persone che vuole capirti. E dal quale è nel tuo interesse farti capire.
Stai parlando alle tue personas.
Sai chi sono i lettori a cui ti rivolgi?
Hai un’idea chiara dei loro bisogni?
Prima di iniziare a scrivere, se non vuoi buttare i tuoi sforzi, fatti queste due domande e datti delle risposte chiare.
Un blog post deve essere utile, deve soddisfare un bisogno. Il blog del tuo sito non è un blog personale, ricordati che si tratta sempre di uno strumento di marketing. Quindi se hai ancora le idee confuse su chi siano i tuoi lettori parti da queste due domande per chiarire una volta per tutti per chi scrivi e per aiutarli a capire cosa e perchè.
Non lo dico io, lo disse Ernest Hemingway.
Certo usava un linguaggio colorito, ma è rincuorante sapere che anche a lui i testi non riuscivano perfetti al primo colpo.
In effetti il testo definitivo di solito conserva ben poco della sua prima stesura.
Quindi non preoccupiamoci eccessivamente della forma quando inizi a scrivere, ma limitiamoci a scrivere e scongiurare il blocco da pagina bianca che potremmo avere se ci facciamo prendere dall’ansia da prestazione.
Il testo va scritto, riletto, corretto, rifinito, riscritto, riletto, ricorretto ancora e ancora. Fino a che non si è veramente soddisfatti.
Quindi dopo aver deciso la struttura del blog post non fermarti troppo a pensare alla forma e inizia a scrivere. Subito, di pancia. Tanto poi avrai modo di tornarci su e correggere tutte le sbavature che ti lasci dietro.
Come a scuola. Te la ricordi la tua insegnante di Lettere, cosa ti insegnava?
Un tema si sviluppa in tre fasi.
Ed è lo stesso anche per i tuoi blog post.
Con una differenza, se vogliamo scrivere un post SEO friendly: meglio suddividere “lo svolgimento” in sottotitoli.
A parte questo accorgimento, la struttura rimane la stessa.
L’introduzione del tuo post serve a spiegare brevemente di cosa tratta per catturare da subito l’attenzione del tuo lettore.
Qui è dove vai incontro ai suoi bisogni e gli fai una promessa: risolverò il tuo problema.
Lo svolgimento è il cuore del tuo post. È dove mantieni la tua promessa.
Non tergiversare, vai al punto.
Metodo K.I.S.S. (Keep it straight and simple)!
Dì quello che devi dire, dillo in modo chiaro e semplice e non perderti coi giri di parole.
E infine la conclusione. Qui è dove inserisci la tua CTA (Call to action).
Hai soddisfatto il loro bisogno, la loro curiosità. Ti sei guadagnato la possibilità di chiedere qualcosa in cambio.
Chiedi limpidamente cosa vuoi che il lettore faccia.
Vuoi che condivida il post? Che visiti una pagina del tuo sito? Che ti contatti? Che commenti? Che si iscriva alla tua newsletter?
Chiedilo chiaramente o il lettore difficilmente ci penserà da solo. Infondo lui ha già avuto ciò che voleva.
Fatta la bozza 1, rivoluzionata e riscritta la bozza 2, arriverai alla versione… chiamiamola semi-definitiva di questo benedetto blog post.
Avrai la tua introduzione, i tuoi titoletti SEO friendly, i tuoi paragrafi sempre allineati al tema principale del post (la keyword che userai con SEO Yoast, se usi WordPress, per intenderci).
Hai scritto il tuo contenuto. Bene, ora si va a lavorare di fino.
Ti consiglio caldamente di stampare il tuo testo e leggerlo a voce alta.
A VOCE ALTA.
Non importa se lavori in un ufficio affollato, in un coworking, con altre persone che potrebbero prenderti per matta o infastidirsi.
Rileggi il tuo post a voce alta. Dai, saranno al massimo 3 minuti quelli che ti servono. E ti servono.
Rileggendo a voce alta ti sarà più chiaro:
È a questo punto che potrai fare anche delle correzioni di stile e verificare se il tuo blog post è in linea con il tuo tono di voce e la tua identità. Se il modo che hai usato per scrivere quel pezzo ti rappresenta.
Oh, e a questo punto puoi divertirti a trovare un titolo!
Sì sì, adesso puoi scrivere un titolo che funziona veramente. Ora che hai tirato fuori il tuo post al meglio. Ora che lo conosci come le tue tasche. Ora che il tuo lettore ti è chiaro in mente come se ti fosse davanti in carne ed ossa.
Questo è il momento giusto per dare il titolo al tuo blog post.
Non prima, quando ancora non sai cosa scriverai.
A volte è più difficile spiegare qualcosa piuttosto che farlo.
Certo, se si è all’inizio e non si è abituati a scrivere per il web e alle dinamiche del posizionamento organico sui motori di ricerca, seguire tutti questi consigli può diventare molto impegnativo.
E non sono neanche gli unici consigli che potrei darti, ma penso siano i principali.
Spero di averti fatto capire che se hai un’attività e vuoi farti conoscere online e dai tuoi possibili clienti, avere un blog popolato da post SEO friendly ti può veramente aiutare a raggiungere i tuoi obiettivi.
La verità è che la pratica rende perfetti e se all’inizio qualcosa ti risulta particolarmente difficile, col tempo diventerà più facile, fino a diventare automatico (e non dovrai rileggere lo stesso testo decine di volte).
La prima bozza probabilmente resterà una merda, come dice Hemingway, ma magari al secondo o terzo passaggio già riuscirai ad avere un blog post efficace da pubblicare.
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Se Settembre è il mese dei buoni propositi, Ottobre è il mese in cui questi iniziano a sbiadire. E Novembre il mese contro cui si infrangono.
La triste realtà è che la carica del rientro ha due grandi rivali: l’euforia e la fretta. (altro…)
Ansia da pagina bianca?
Magari no, ma quello che scrivi è veramente il meglio del meglio?
O rileggendolo ti rendi conto di essere stata prolissa, di aver tergiversato per paragrafi prima di arrivare al punto?
O quella parola che era perfetta proprio non ti è venuta?
E le frasi come sono, forma attiva o passiva?
Conoscete i KPI?
Sì? Bene, perfetto! Ci vediamo nel post della settimana prossima! Prometto che scriverò qualcosa di più interessante.
Se invece non li conosci, bene. Lascia che te li presenti.
I KPI (key performance indicator) sono gli alleati del marketing.
Come i piccoli aiutanti di Babbo Natale.
Ti indicano l’andamento di un’azione che stai compiendo e puoi considerarli tuoi alleati perché ti segnalano quando le cose stanno andando bene (yuhuu! Continuiamo così!) o quando invece non stiamo raggiungendo l’obiettivo e dobbiamo inventarci qualche cosa per correggere il tiro.
(altro…)
Quando pensiamo ad un brand come Apple, Barilla o Ferrari la prima cosa che ci viene in mente è un valore: design, famiglia, lusso.
Questo valore viene percepito in questo modo perché l’identità del brand è studiata e pensata attorno a questi valori. Tutta la sua comunicazione si sviluppa e cresce intorno alla sua identità.
Anzi alle sue identità. Quelle con cui il brand si racconta.
Vuoi sapere quali?
(altro…)
Tecnicamente è l’acronimo di Piano Editoriale Digitale.
Di fatto è il piano editoriale delle nostre azioni di comunicazione online.
Utile per evitare di non sapere cosa pubblicare (di cui parlavamo la settimana scorsa).
(altro…)
Ho sentito parlare molto spesso di strategia in modo poco appropriato da parte di chi pensa di sapere come strutturare una strategia per la crescita dal proprio business.
A volte, in modo errato, si parte dall’azione da compiere e si porta avanti un piano di azione solamente tattico, cioè composto da una serie di azioni da compiere per ottenere qualcosa, scambiandolo per un piano strategico. Le due cose sono ben diverse e se da un lato capisco che sembra essere più pratico lavorare ad un piano più esecutivo, fatto da una lista di cose da fare, un calendario editoriale o una programmazione specifica, muoversi in questo modo non è mai una buona cosa da fare.
Manca un pezzetto prima.
Manca una visione d’insieme su quelli che sono veramente gli obiettivi che vogliamo raggiungere. (altro…)