Nel 2016 una buona amica mi ha consigliato un libro speciale. All’epoca non era ancora diventato il tormentone o un best seller quindi per me si rivelò una scoperta sotto ogni aspetto.
Questo libro mi ha risvegliato qualcosa dentro e una volta all’anno inevitabilmente ritorno sempre sulle sue pagine e ogni volta la mia creatività ne esce rigenerata e carica.

Il libro in questione è “Big Magic” di Elizabeth Gilbert.
Non è certo il primo libro sull’argomento che sia mai stato scritto, ma è il primo che sia mai stato scritto così.
Quando lo lessi la prima volta probabilmente incarnavo perfettamente la “lettrice ideale” al quale si rivolgeva l’autrice, infatti più andavo avanti con Big Magic più una vera e propria magia accadeva dentro di me.

Ne scrissi una recensione approfondita sul mio blog di allora.
Se hai voglia di saperne di più, puoi andare a leggerla qui.
Quello di cui vorrei parlare oggi invece è un aspetto che non inserii in quella recensione e che invece nel tempo mi sono accorta che ha rappresentato quel dettaglio che ha fatto la differenza: il darsi il permesso di essere creativi.

Limitazioni

Elizabeth Gilbert sostiene – e sono d’accordo – che tutti siamo creativi.
Per qualche motivo però io avevo chiuso la mia creatività in un cassetto, che aprivo solo quando volevo rilassarmi e stare da sola.

Ad un certo punto mi sono convinta che sbandierare la propria creatività fosse sbagliato e perciò quando finiti gli studi ho iniziato a lavorare ho smesso pian piano di coltivare la mia creatività.
Ad un certo punto non mi consideravo neanche più “creativa”.

Avevo dimenticato quando da ragazzina avevo la camera tappezzata dei miei disegni, quando scrivevo canzoni e pensieri “vagamente poetici”, o di tutte le storie e avventure che scrivevo tracciando trame schematiche, timeline di eventi e personaggi che avrebbero vissuto le avventure che io inventavo per loro.
Avevo dimenticato cosa voleva dire essere creativi perché era divertente, mi dava una gran soddisfazione e mi sentivo così libera quando creavo cose che trovavo questa sensazione incompatibile con il mondo del lavoro nel quale ero inserita.

Per qualche motivo ho sempre tenuto quel cassetto limitato alla mia vita privata senza considerarne le potenzialità applicate alla mia professione.
Mi ci è voluto tempo per capire che più la mia vita si riempiva di tempo dedicato al lavoro meno finivo con l’aprire quel cassetto e che questo mi stava impoverendo come persona.

Permesso

Quando mi è capitato questo libro per le mani ormai non aprivo quel cassetto da tempo e nel realizzarlo ho deciso che questo non mi andava più bene. E l’ho riaperto. Spalancato.

Ho ripreso a dedicare del tempo per me stessa, ho ripreso a scrivere e ad inventare storie. Mi sono ricordata che volevo diventare una scrittrice “da grande” e che avevo mille idee che mi ronzavano in testa.
Ma soprattutto mi sono resa conto che tenere quel cassetto aperto mi faceva stare bene, che mi faceva lavorare meglio e che non dovevo chiedere il permesso a nessuno per essere come sono.

Vivevo il mio essere creativa come un peso, come se essere creativa fosse una cosa fricchettona che “va di moda”, ma dentro quel cassetto avevo rinchiuso la mia vera me, ciò che mi rendeva unica.

Trasformazione

A ben pensarci il mio cambiamento è iniziato allora. Nel 2016.
Era una giornata di gennaio, fredda e umida e per qualche motivo mi ero permessa di dare spazio alla mia creatività nella pausa invernale. Avevo scritto, disegnato e sperimentato nuovi modi di esprimersi con la tecnologia e Photoshop.
Il fatto è che le vacanze erano finite e quel cassetto non sono riuscita a richiuderlo.

L’Universo, io ne sono convinta, ha strani modi per mandarti i suoi messaggi, ma quando te li manda credimi che si fa capire benissimo.
Lì per lì non lo avevo capito, ovviamente.
È come diceva Steve Jobs, in quel discorso ispirato che tutti conosciamo:

È guardandoci indietro che colleghiamo i puntini.

Finché viviamo il momento tutto quello che possiamo fare è avere fede che quei puntini alla fine abbiano un senso.

Un po’ per volta tanti spunti e stimoli hanno iniziato a venire da me.
È in quel momento che mi è capitato questo libro per le mani e pagina dopo pagina confermava tutto ciò che per mesi animava i miei pensieri.

Probabilmente fu perché arrivò in un momento particolare o magari fu perché mi sentii così allineata con le idee dell’autrice, ma quando arrivai al capitolo Autorizzazione il mio cuore iniziò ad accelerare i battiti pagina dopo pagina.
All’epoca avevo un’ora di pausa pranzo e in quell’ora mi bevvi tutte le 50 pagine di quel capitolo.

Autorizzazione

Mi dissi: “Posso farlo”.
Tutto qui.
Le grandi magie di solito sono anche molto semplici.
Un solo pensiero “Io posso farlo”.
E ci credevo. Ci credo ancora adesso. Non è stata solo una frase a cui ho pensato e che tre decimi di secondo dopo ti fa dire “sì, vabbé…”. No, il pensiero è rimasto e ha acceso qualcosa nel mio cuore.

Da quando ho iniziato a pensare di poter fare quello che voglio ho cambiato il mio atteggiamento.
Non mi domando più il permesso, mi domando “Ma perché no?”.
Cos’è che mi limita? Che problema c’è per cui non posso fare quella determinata cosa?

Quindi la mia creatività ha iniziato ad uscire da quel cassetto e a portare i suoi colori in ogni aspetto della mia vita. Pian piano mi sono resa conto che fare il mio lavoro era più bello, più stimolante e riuscivo anche meglio in quel che facevo. Ero diventata curiosa, curiosissima (più di prima) ed ero bramosa di imparare cose nuove.
E anche le mie relazioni erano molto migliorate; le conversazioni come d’incanto erano più stimolanti e piacevoli e chi mi stava intorno iniziava a notare che stavo cambiando.

Cambiamento

Sì, e poi ad un certo punto il cambiamento è così evidente che non lo puoi negare.
Te lo leggono in faccia, te lo dicono anche “Sei cambiata!”.
E tu d’un tratto non hai più paura del cambiamento e accogli quella frase come un complimento. Sorridi e ringrazi.

La “grande magia” sta avvenendo senza che te ne accorgi.
Basta un’autorizzazione: io posso. E cambi.
Io sono cambiata. Ho permesso alla mia vera natura di saltare fuori e tutto ne ha beneficiato.

Il sé autentico

Da questa esperienza mi sono convinta che è vero, tutti siamo creativi. E anzi, dirò di più: tutti dovremmo dare spazio alla nostra creatività.
Non è una cosa da fricchettoni e se anche lo fosse, che male c’è? Che male c’è se ti permette di essere te stessa, di esprimere il tuo potenziale, il dono con il quale sei venuta al mondo?

Io credo profondamente che la nostra vita acquisti un senso più profondo quando rispondiamo alla chiamata del nostro vero sé, quando lasciamo uscire la nostra vera natura e la esprimiamo liberamente.
Ci permette di essere più autentici, di arrivare al cuore delle persone, di creare legami.
Ci connette con tutto ciò che ci circonda.
Scoprire la nostra creatività, trovare il nostro modo di esprimerla, ci fa vivere una vita più piena.
Io questo lo credo fermamente.

Coraggio e paure

Oh sì, farà sempre paura uscire dal nostro piccolo guscio. Uscire dall’armadio delle scope. Fare outing e dire “Sì, io sono una persona creativa”.
Tutto quello che fai lo vivi in prima persona, le cose belle e le cose meno belle.
Ma avete presente la lettera di Valerie, di V per Vendetta (uno dei miei film preferiti)?

…per tre anni ho avuto le rose e non ho chiesto scusa a nessuno.
Morirò qui… tutto di me finirà… tutto… tranne quell’ultimo centimetro
un centimetro… è piccolo, ed è fragile, ma è l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere.

Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino…

Piango ogni volta che passa questo pezzo di film, perché è vero.
All’interno di quel nostro centimetro siamo liberi, e non dobbiamo chiedere scusa a nessuno per essere come siamo.

Un altro capitolo che ho adorato è il capitolo Coraggio di Big Magic.
Qui l’autrice ci sprona a trovare la nostra vita creativa, di viverla e di darle spazio, di lottare per trovare quello spazio, di vivere la nostra vita creativa come se fosse una storia extraconiugale per il quale volente o nolente riuscirai sempre a trovare spazio.
Perché una vita creativa è davvero una vita amplificata, una vita guidata dal perché fare quello che facciamo e che quindi riesce a darle un senso più ampio. E, per citare Big Magic questa volta:

UNA VITA CREATIVA È UNA VITA VISSUTA SULLA SPINTA DELLA CURIOSITÀ E NON DELLA PAURA

Quindi una vita creativa, dove siamo liberi di essere creativi, di esprimere la nostra vera natura, è una vita che sì comprende anche le paure che periodicamente ti vengono a trovare, come onde nel mare.

Ma è anche una vita che ti da la forza, le fondamenta, per affrontare con coraggio ogni singola onda. Come uno scoglio, che anche se viene sommerso non viene scalfito o trascinato via.
Trae forza dalla sua connessione alla terra così come noi possiamo trarre forza dalla connessione dalla nostra vera natura, e quando l’onda passa è ancora lì pronto ad affrontare l’onda successiva.

Perciò…

Il mio invito con questo post quindi è quello di essere, di vivere la propria creatività, di farsi sommergere dalle paure se serve ma di uscirne più forti di prima, di imparare ad andare avanti nonostante le paure. Perché una vita creativa è una vita più piena, gratificante e felice.
Una vita dove con coraggio scegli di essere te stessa, come sei, in barba a tutti quelli che ti dicono di non essere “così” o “pomì” è una vita che ha tanto da darti: è la via verso la tua evoluzione personale.

Sìì libera, vivi la tua vita creativa.

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